Le azioni per il sostegno al lavoro domestico in famiglia

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Intervista a Elena Bonetti, Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, per il periodico Mondo Domestico.

Elena Bonetti, classe 1974, è Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia nel Governo Draghi. Vive a Mantova. È professore associato di Analisi matematica all’Università degli Studi di Milano. Sposata, madre di due figli, da sempre impegnata nel mondo giovanile ed educativo dello scoutismo, milita nelle fila di Italia Viva. «Considero la politica come servizio – sostiene – e farò del mio meglio per garantire a tutte e a tutti pari opportunità e fare delle famiglie il pilastro della comunità».

Ministra Bonetti, come mai a suo avviso, l’Italia non è mai riuscita a produrre, dal dopoguerra a oggi, misure di sostegno organico alla famiglia? Incapacità di visione, di investimento sul futuro o che altro?
«Per troppo tempo la politica ha ragionato per pezzi e categorie, dimenticando che governare la complessità di fenomeni come la denatalità che attanaglia il nostro Paese comporta la necessità di leggere e analizzare tutti gli elementi, le forze e le dinamiche in gioco. Per troppo tempo il tema demografico e il tema dell’empowerment e del lavoro delle donne sono stati scorrelati nel nostro approccio».

Quale modello sociale ne è scaturito?
«È noto: o sei mamma o sei lavoratrice. Una visione dannosa che non riconosce le persone nella loro interezza. Da qui la visione multidimensionale della riforma del Family Act che ribalta la prospettiva e considera finalmente le donne e gli uomini del nostro Paese nella totalità della loro esperienza di vita. Visione e progettualità per restituire fiducia nel futuro e permettere a ciascuno di poter osare scelte importanti come la genitorialità».

Con fatica e con costanza, Lei è riuscita ad arrivare all’assegno unico nell’ambito del Family Act. Che cosa è stato più difficile far comprendere in sede politica?
«Non abbiamo mai smesso di crederci e di lavorarci. L’assegno unico e universale è un asse importante, il primo pezzo della riforma delle politiche familiari che abbiamo costruito ma, come sappiamo, non basta se non è inserito in una logica ampia di sistema che attiva dinamiche e diventa, quindi, leva di scelte di progettualità».

La progettualità ha bisogno di sostegni.
«È il motivo per il quale ho voluto che questo primo pezzo si accompagnasse a misure che sostengono concretamente le famiglie e rimettono al centro le bambine e i bambini: sostegno all’educazione, riforma dei congedi parentali per una condivisione dei carichi di cura, incentivi al lavoro femminile e autonomia delle giovani coppie».

Che cosa si propone su questo fronte nei prossimi mesi?
«Continuiamo a lavorare nella direzione che abbiamo tracciato, rafforzando l’idea delle politiche familiari come politiche strutturalmente integrate e di connettività. Su questo il Family act, che è riforma di accompagnamento del Pnrr, fa un passo avanti importante perché è una riforma che ha voluto e vuole lavorare sulla dimensione della connessione delle famiglie e nelle famiglie. Serve aumentare la quantità e la qualità del lavoro femminile».

Però serve anche una fiscalità a favore della famiglia.
«Con la legge di bilancio “decontribuiamo” il lavoro delle donne al rientro dalla maternità. Servono politiche che sostengano le famiglie, in particolare quelle in cui proponendo percorsi di permanenza nel mondo del lavoro per le donne, formazione, anche alle nuove competenze e strumenti di condivisione e conciliazione per le donne e per gli uomini. Con la legge di bilancio rendiamo strutturale il congedo di paternità di dieci giorni».

Le famiglie italiane sono anche datrici di lavoro domestico, come una grande azienda con quasi un milione di dipendenti. Colf, ma soprattutto badanti e babysitter, sono una forma di welfare e di sostegno importante alla società. Che cosa pensa di poter fare, in sinergia magari con altri ministeri, per valorizzare questa realtà?
«Nella legge del Family Act, che ora è in discussione al Senato, sono previste azioni specifiche per il sostegno delle spese che le famiglie hanno per i lavori domestici, nell’ambito di un’introduzione di forme agevolate e nella possibilità di una decontribuzione: strumenti agevolati per la disciplina delle prestazioni di lavoro accessorio e incentivi per favorire l’emersione del lavoro sommerso in ambito domestico, con particolare attenzione alla condizione delle lavoratrici».

Che tipi di servizi ha in mente?
«Il sostegno al lavoro femminile e il sostegno alle famiglie passano attraverso servizi strutturati, educativi e sociali. Ma anche attraverso strumenti che permettano alle famiglie con maggiore agevolezza di poter usufruire di servizi alla persona di carattere educativo e direttamente erogati. Su questo il Family Act ha voluto nell’ambito dell’articolo sul sostegno al lavoro femminile, introdurre due elementi che vanno in questa direzione».

Fonte: Mondo Domestico

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