Perché le assistenti familiari devono vaccinarsi in via prioritaria

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La fragilità è una condizione sempre più presente nel nostro Paese e nelle famiglie italiane: sono numerosi i casi di anziani affetti da patologie che ne compromettono l’autosufficienza, ma non mancano anche soggetti più giovani, se non addirittura bambini, tutti accomunati da una condizione di estrema vulnerabilità. Oggi in Italia ci sono 14 milioni di ultrasessantacinquenni, di cui 10 milioni sono over 70. Più di un anziano su tre non può svolgere attività domestiche, uno su 10 non è autosufficiente. Sono numeri destinati a crescere data l’evoluzione attesa del contesto demografico, tant’è che tra 20 anni gli over 65 saranno 18,6 milioni [The European House Ambrosetti per Family Care].
Con l’aumento della fragilità, cresce anche il numero di persone, quasi esclusivamente lavoratrici, che ogni giorno si prendono cura di questi individui. Il personale che assiste in casa anziani e persone non autosufficienti svolge un ruolo fondamentale nel nostro sistema socio-sanitario. E la pandemia ha rimarcato ulteriormente l’importanza di queste figure fondamentali per le famiglie, tanto è vero che abbiamo assistito, nell’ultimo anno, a una generale corsa alla regolarizzazione delle badanti. Se in regola, infatti, queste lavoratrici hanno il permesso di muoversi grazie all’autocertificazione che comprova un’esigenza di lavoro, in linea con quanto previsto sia dai provvedimenti emanati durante la prima fase della pandemia sia con i provvedimenti adottati più recentemente per le diverse zone. Tant’è che a fine 2020, i livelli occupazionali nel settore domestico in Italia (colf, assistenti di anziani e disabili e baby-sitter regolarmente assunte) hanno superato il milione di addetti, con un incremento tra le 200 e le 300 mila unità, stando ai dati diffusi da Assindatcolf, il sindacato datori di lavoro domestico (nel 2019 erano 848 mila quelli censiti dall’INPS).
Seppur in un momento di generale difficoltà sociale, potrebbe quindi manifestarsi un risvolto positivo: il riconoscimento etico e normativo di una figura che, in un Paese demograficamente avanzato come il nostro, riveste un’importanza sempre più marcata.
Per questo motivo riteniamo urgente che il Governo equipari gli assistenti familiari agli operatori sanitari e ne consenta prioritariamente la vaccinazione anti-Covid, come già accade con medici e infermieri. La domiciliarità della cura, e più in generale dell’assistenza alle fragilità, è una scelta valida per contenere i rischi di una diffusione del virus. È nostro dovere evitare che gli assistenti domiciliari siano vettore di contagio, preservandoli allo stesso tempo dal rischio. Lo dobbiamo anche alle persone fragili che vengono assistite, statisticamente le più esposte ai peggiori effetti del virus, e alle loro famiglie.
L’assistenza familiare erogata attraverso le agenzie per il lavoro è ormai una risorsa per lo sviluppo del welfare sul territorio, a fronte di una cronica difficoltà degli enti locali nel rispondere ai bisogni di cura della popolazione. Inoltre, in virtù della possibilità di attingere al Fondo di Solidarietà istituito con le parti sociali, la somministrazione del lavoro di assistenza domiciliare ha rivelato tutta la sua efficacia sia nel tutelare i lavoratori stessi – la somministrazione da sempre, del resto, è autonoma nella gestione degli ammortizzatori sociali – che nel garantire servizi essenziali anche nei momenti più critici dell’emergenza, facendo leva su un sistema davvero virtuoso capace di non pesare sulla pubblica spesa. Spesso si dimentica che, provvedendo al mantenimento domiciliare di un anziano con una persona di fiducia, si toglie un’incombenza a livello pubblico, azione che andrebbe, se non sostenuta statalmente, quanto meno riconosciuta con agevolazioni fiscali.
In attesa che le istituzioni si accorgano di questo motore di sviluppo, o quanto meno smettano di far finta di non accorgersene, mi rivolgo al Governo affinché ascolti la voce di un settore che con impegno sta progressivamente togliendo dal sommerso una categoria che, purtroppo, ne è stata per anni sinonimo.
*Presidente di Assosomm – Associazione Italiana delle Agenzie per il lavoro.

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