Click day Colf e badanti 2023: il 4 dicembre un flop annunciato

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In tutta Italia 9.500 «posti» in palio: sono pochi e le procedure sono molto complesse

Il 4 dicembre è in calendario il cosiddetto «click day» per il lavoro domestico, una giornata dedicata all’invio delle istanze di nulla osta per il lavoro domestico, che arriva in seguito al decreto Flussi triennale
2023-2025, con un Dpcm emanato lo scorso 27 settembre che avrebbe così aperto una nuova possibilità.
Sulla carta. Perché i «click day» sono strumenti che spesso si rivelano inadeguati dal punto di vista tecnico
(quante volte i siti non funzionano!), oltre che per il contenuto. In questo caso le persone autorizzate agli ingressi sono 9.500 (numero che però include anche gli operatori socio-sanitari, senza che venga stabilita una divisione delle quote) in tutta Italia. La procedura è macchinosa: dapprima occorre verificare la condizione economica del datore di lavoro: se si tratta di una persona singola, il reddito imponibile non deve essere inferiore a 20mila euro. Se il nucleo familiare è composto da più familiari, il limite minimo del reddito sale a 27 mila euro. Se infine il datore di lavoro è un non autosufficiente che richiede assistenza
per sé stesso il requisito del reddito non vale più: si può inviare l’istanza in ogni caso. Poi occorre fare una verifica sulla disponibilità, o meno, di lavoratori che già sono presenti in Italia e sono disposti a fare da colf, badanti e baby sitter. Questo passaggio può avere anche dei tempi tecnici di un mese perché la risposta alla domanda di verifica non è immediata. Infine c’è bisogno di fare l’asseverazione della certificazione che può essere fatta da professionisti abilitati o associazioni datoriali e ha dei costi.

Una misura inadeguata

Insomma si tratta di una misura quindi che appare non rispondere adeguatamente al bisogno di collaborazioni domestiche, che è sempre molto alto e «le quote previste per il settore dell’assistenza
familiare e socio-sanitaria per il triennio 2023-2025 sono ben al di sotto del reale bisogno che emerge dalla nostra società, viste le stime previsionali sul fabbisogno che fluttuano tra le 68.000 e le 89.000 unità per il periodo in questione – valuta Fabio Raggi, direttore del patronato Acli bresciane – ciononostante
va registrata l’importanza della rinnovata attenzione normativa per il settore cheda oltre dieci anni non
era più interessato da un decreto flussi ad hoc». Sulla stessa lunghezza d’onda Paolo Rossi, consigliere
di Nuova Collaborazione
(che ha una sede anche a Brescia): «Il principio relativo al decreto flussi è interessante, però nella sua forma attuativa appare molto complicato da attuarsi, considerando tutti gli adempimenti a cui sono sottoposti i datori di lavoro. Gli ingressi previsti dal decreto sono effettivamente
assai pochi rispetto alle reali esigenze del mercato e delle famiglie e, considerando la portata nazionale
del click Day, ciò genererà un impatto assai modesto su ciascun territorio, compreso la provincia di Brescia che, invece,ne avrebbe molta più necessità».

Fonte: Giornale di Brescia, 17 novembre 2023

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