Una fiscalità diversa e più equa per le famiglie che assumono Colf e Badanti

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Lo studio di Nuova Collaborazione con il Centro Einaudi sulla fiscalità nel mondo domestico

Finalmente è pronto. S’intitola «Il potenziale del lavoro domestico – Proposte di intervento». Lo ha realizzato il Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi di Torino su incarico di Nuova Collaborazione. Lo studio, disponibile nel volume edito da Guerini e Associati (prima edizione novembre 2023) e sui siti delle due organizzazioni, dimostra quanto il lavoro di cura – perno del “Sistema Famiglia” – non sia realmente supportato da adeguate politiche e agevolazioni fiscali, in quanto quelle esistenti non coprono i costi del lavoro domestico, come nel caso delle badanti per persone non autosufficienti. Per Nuova Collaborazione hanno partecipato il presidente e il vicepresidente nazionale, gli avvocati Alfredo Savia e Filippo Breccia Fratadocchi. Per il Centro Einaudi il direttore Giuseppe Russo e il ricercatore Ivan Lagrosa, impegnati attivamente nella ricerca durante gli ultimi mesi.

Qual è il problema tutto italiano per cui non si riesce a ottenere equità fiscale per le famiglie e quindi poter detrarre in qualche modo il lavoro domestico dalla dichiarazione dei redditi delle famiglie? Le 740 agevolazioni (di cui 626 erariali) che ora esistono in Italia e che costano alle casse dello Stato 82 miliardi non sono trasparenti, ma servono nicchie microscopiche elettorali che talora non sanno l’una dell’altra. L’elettore non può conoscerle tutte, se perfino il Mef non sa calcolare esattamente quanto valgono gli impatti di 140 di queste misure. Occorre decretare la fine dei bonus a click day. Serve un sistema con cui il governo sappia esattamente prima che inizi l’anno quale è il totale dei bonus potenziali ossia quanto sono carichi gli zainetti e secondo quante risorse ha può decidere la percentuale e fissare la spesa.

Lo studio introduce quattro innovazioni: la considerazione dell’intero ciclo vitale del contribuente; la concorrenza dei bonus o dei benefici fiscali l’uno con l’altro («non si può avere tutto»); la libertà di scelta della destinazione dei bonus sulla base delle priorità individuali/familiari; la trasferibilità dei bonus all’interno del nucleo familiare.

Nel dettaglio, i diritti ai bonus sono rappresentati da un ammontare nominale, che ogni contribuente matura annualmente e che può utilizzare o accantonare. Se accantonato esso va a costituire uno zainetto di crediti fiscali, pronto per l’uso all’insorgere della necessità, secondo i limiti di utilizzo stabiliti dal Governo per le spese per le assicurazioni sanitarie e Long term care, per la retribuzione di personale domestico come badanti, baby sitter o colf o ancora spese per l’istruzione e formazione, anche continua. Beni e servizi acquistati devono ovviamente essere tracciati e forniti da soggetti qualificati a produrli.

Annualmente, lo zainetto conterrà pertanto la capitalizzazione del credito inutilizzato alla fine dell’anno precedente, che verrà accresciuto grazie a tre importi: un importo uguale per ogni contribuente, uno crescente con il reddito, un terzo importo associato alle condizioni di fragilità individuale e familiare. Per esempio, si dovrà tenere conto dell’età del contribuente e del numero e dell’età delle persone effettivamente a carico sotto i 24 anni, sopra i 70 e affette da disabilità.L’utilizzo dello zainetto può avvenire prelevando da esso un credito di imposta fino al 150% dello zainetto (quando nell’anno successivo lo zainetto, post-utilizzo, esponesse un credito negativo, l’utilizzo sarebbe negato fino al suo ritorno in zona positiva). L’utilizzo può ovviamente avvenire su più bonus.

«I crediti di imposta – spiega l’economista Giuseppe Russo, direttore del Centro Einaudi – sono concessi sulla base di una percentuale dell’importo speso che può essere annualmente definito, ma non può essere superiore al 42% della spesa. Il 42% è infatti, secondo i nostri calcoli, la quota fiscalmente neutrale in termini macroeconomici considerando un arco di tempo pluriennale, per escludere definitivamente i casi di sorprese come quelle del 110%».

Si tratta di un contributo non secondario per combattere il lavoro irregolare. Accumulando uno «zainetto» di crediti fiscali, derivanti dal proprio reddito e attribuiti dal Governo secondo criteri di merito, le famiglie e gli individui potrebbero accedere a beni e servizi che assolvono la missione inclusiva più di quanto non possano fare oggi. Si potrebbero avere più impiego di lavoro domestico in chiaro, più assicurazioni sanitarie e long term care, più spese di formazione continua, più offerta di lavoro da parte di genitori.Un nuovo sistema «a zainetto», diverso da quello attuale, permette un migliore controllo della spesa pubblica per le tax expenditure e una distribuzione dei bonus che riflette l’universalità dei diritti di accesso ad alcuni beni che migliorano l’inclusione, rispettando i principi generali sulla tassazione e il principio di progressività della partecipazione alle spese. I bonus «a zainetto» non trascurano la questione della produttività totale dei fattori e degli incentivi settoriali, per esempio nel finanziamento delle case e dell’edilizia, ma sono inquadrati in un contesto di «concorrenza alla pari» con i bonus inclusivi.


Lo zainetto risulta utile contro la giungla delle agevolazioni. I bonus, infatti, possono avere due grandi tipologie di missione:
(a) fornire un supplemento straordinario di capacità effettiva di spesa alle persone, in relazione a impegni che sarebbero limitati, condizionati, razionati dal reddito corrente prodotto e/o percepito in un certo istante del ciclo vitale;
(b) determinare un consumo supplementare o un investimento supplementare di beni e servizi che hanno come obiettivo intermedio di sostenere la congiuntura del reddito e come obiettivo finale migliorare la produttività totale dei fattori e, in definitiva, la competitività relativa dell’Italia.


Lo zainetto non serve solo alle collaborazioni familiari ma a disboscare una giungla di spese fiscali enorme, iniqua, irresponsabile, perfino regressiva. Sostituendole tutte con una sola misura semplice uguale per tutti, proporzionata ai bisogni dal costo calcolabile e sostenibile per il bilancio dello Stato. E che non demolisce la progressività dell’imposta personale. Di fatto, il sistema incentiva un uso razionale dei crediti fiscali lungo tutta la vita delle persone e premia quindi la programmazione e l’educazione finanziaria delle persone.

[Francesco Antonioli e Giorgio Costa, Mondo Domestico, dicembre 2023]

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